Rappresentata nel 458 a.C., quando già l'egemonia di Atene era solidamente affermata, l'Orestea è l'unica trilogia del teatro classico che ci sia pervenuta per intero. Le tragedie che la compongono - Agamennone, Coefore, Eumenidi - rappresentano, in tre episodi, un'unica storia: l'assassinio di Agamennone da parte della moglie Clitemestra, la vendetta del loro figlio Oreste, che uccide la madre, la persecuzione del matricida a opera delle Erinni e la sua assoluzione finale nel tribunale dell'Areopago. Tutto il grumo di passioni e di paura che la coscienza arcaica connetteva al vincolo di 'ghenos' viene evocato attraverso una sequenza di delitti e nello stesso tempo serve di fondamento a un discorso etico-didattico, con forti implicazioni religiose, attraverso il quale Eschilo si proponeva la rifondazione dello Stato. E fortissima è la tensione tra il senso di una presenza demoniaca e l'affermazione di un consapevole agire, attraverso il quale il personaggio pone se stesso in modo autonomo. Il concorrere di queste diverse linee di discorso viene illustrato da Di Benedetto nel saggio introduttivo, che rappresenta una originale rimeditazione dello sviluppo delle forme tragiche eschilee, con implicazioni circa l'essenza stessa del tragico. Questa edizione dell'Orestea viene presentata nelle nuove traduzioni di tre studiosi collegati da comunanza di studi e di interessi: Enrico Medda (Agamennone), Luigi Battezzato (Coefore) e Maria Pia Pattoni (Eumenidi). Testo greco a fronte.