Marx è morto, l'Unione Sovietica è crollata e anche il misantropo Feliks Zukowski non si sente tanto bene. Anzi, il giorno in cui inizia questa storia, Feliks ha proprio l'influenza: ma, come la Storia insegna, da piccoli eventi possono venire grandi conseguenze. Ad esempio la febbre lo spingerà a fare la prima conversazione con la padrona di casa dopo trentasei anni. E il 1991 e i cambiamenti, certo, non arrivano solo per Feliks, anche se il crollo dell'Urss ha scosso profondamente questo burbero sessantunenne emigrato polacco a Parigi che ha passato una vita a definirsi comunista e a lavorare in un giornale di sinistra. Poi gli arriverà la notizia che la sua "Guida all'Europa dell'Est" interessa a un editore americano: avere a che fare con gli "odiati capitalisti" lo costringerà a una serie di ripensamenti per niente facili. Ad esempio lo obbligherà ad andare negli Stati Uniti e incontrare il fratellastro che non vede da mezzo secolo o, più tardi, a mettersi alla ricerca dell'anziana madre in Polonia e di un vecchio amore nella Germania postcomunista. Ciò che scoprirà di sé, ciò che prima era nascosto da una cortina di illusioni e falsa coscienza, sarà per Feliks (e per il lettore) la sorprendente rivelazione di un nuovo continente: quello delle emozioni.