Dora Spengel non vuole levare la polvere, quel che rimane di oggetti e persone, di affetti dispersi. Abita in Pfeffingerstrasse, una strada che contiene le vite di tutti i suoi abitanti fino all'ultimo respiro e sembra non finire mai, dove non cessano di andare e venire camion carichi di materiale edile che ricostruiscono le case, i negozi, i traffici, i commerci e le vite. Dora trasloca in continuazione, cambia lavoro, sale e scende le scale, ha una figlia in carne e ossa e una figlia di polvere. Ovunque vada, si alza dentro la sua casa un altissimo paravento blu su cui incolla lettere, biglietti di morti e di vivi, fondi di caffè, le ali di un angelo di pietra rimasugli di zucchero... Si susseguono guerre, cicloni, tregue, ricostruzioni, traslochi, continenti. Con l'amica Iride, Dora batte furiosamente sui tasti di un computer le pagine di un libro infinito. Le parole si fanno di carne e la carne si fa di carta. I confini tra realtà, visione e sogno sono aboliti. Ma nemmeno la morte finisce: il ciclo interminabile continua a generare le ali degli angeli, i fondi di caffè, la crudeltà, la fraternità, la gioia, le rovine, le ferite, le pagine, le parole, le case.
La storia di una donna, di un altissimo paravento, di amicizie, di amori, di figli, di viaggi, di traslochi, di guerre, di cicloni in una strada che non esiste in nessun luogo di alcuna mappa geografica. Un libro materico come un quadro astratto, un testo senza cornice e senza fine, se non quella arbitraria imposta dall'ultima pagina del libro, dall'ultimo giorno della vita.