La posta del cuore dei giornali femminili è sempre stata guardata come un'appendice del romanzo rosa, lo specchio un po' appannato di falsi sentimenti nati da fanciullesche intenzioni che la realtà poteva solo smentire. Ma a iniziare dagli anni Cinquanta le lettere ai femminili cambiano di tono, entrano nella vita di tutti i giorni, misurano l'Amore con l'amore, la Maternità con la maternità, il Sesso con il sesso. Il lavoro prende spazio nella vita femminile, metterlo insieme con casa, marito e bambini è una dannazione. Il primo filtro di tutte queste contraddizioni furono proprio le disprezzate pagine della posta del cuore. Generavano infelicità tanti conflitti? E allora a chi parlarne per prima? A colei che, dalle pagine del giornale femminile aveva aperto il dialogo. E la prima che si trovò in mezzo alla bufera fu proprio lei, Brunella Gasperini, una donna fragile e minuta, cresciuta all'ombra di una grande famiglia tutta percorsa dalla solidarietà di gruppo, ma aperta agli avvenimenti sociali. Anche lei, moglie e madre, divisa tra la sua missione femminile e l'esigenza di crescere per capire, per far fronte ai mutamenti che irrompevano nel "privato". E Brunella riceveva, trasmetteva, commentava; sempre con una partecipazione emotiva straordinaria, che deve averla logorata fin troppo. Non si è mai risparmiata con nessuna delle sue lettrici. Se ne rendevano conto, le donne che si rivolgevano a lei, che era un essere umano, che scrivere dalle pagine di un giornale non significa disponibilità permanente al coinvolgimento affettivo? Forse sì.