Quando questo romanzo venne pubblicato, Fëdor Dostoevskij aveva ventiquattro anni; fu un successo travolgente: la critica fu subito concorde nel dichiarare che il suo autore era un genio, un genio, però, che viveva nella miseria più nera, quella miseria senza speranza che ispira, appunto, "Povera gente". Due giovani si scrivono, si raccontano le loro piccole vicende quotidiane, le loro speranze, i loro sogni. Nasce così un amore che potrebbe aprire a entrambi la via della felicità, ma la loro miseria è tale che la ragazza deciderà di sposare un uomo non più giovane, ma ricco nella folle speranza di poter aiutare il suo infelice amico. Un romanzo epistolare che scosse la Russia e segnò l'inizio della carriera di un titano della letteratura mondiale. Introduzione di Fausto Malcovati.
La nostra recensione
E' il primo romanzo del grande Dostoevskij. Accompagnato da una prefazione davvero intrigante racconta, attraverso le loro lettere, la miserabile vita di un uomo ed una ragazza impegnati a sopravvivere in una San Pietroburgo ottocentesca ricca, fredda ed indifferente... Vi sono sembrato un po' tragico? Eppure il grande Fedor riesce a farti impazzire d'amore per quella povera gente...e per strada non ti vergogni più di avvicinarla e stare con loro.
Povera gente sì, ma dal cuore invidiabile... Varvara e Makàr, più che essere "tratti d'inchiostro" sembrano "palpiti del cuore". Alcune lettere sono da leggere e rileggere prima di proseguire nella lettura: consiglio di lasciare un piccolo segno a fondo pagina, perché prima o poi tornerete a cercarle.
Anonimo - 17/08/2011 15:08