Siamo alla fine di luglio, nel 1914, a Venezia. Il 28 giugno a Sarajevo Francesco Ferdinando è stato assassinato, l'Austria ha consegnato l'ultimatum alla Serbia. Sono i giorni dei "sonnambuli", di imperi e nazioni, governanti e diplomatici, che consegnano inconsapevoli l'Europa al suo suicidio. Il commendatore Niccolò Spada vigila sui suoi ospiti all'Excelsior: il presagio che aleggia sull'Europa soffia anche sul Lido. L'Albergo leggendario è affollato: l'aristocrazia di tutta Europa scintilla come non mai, ma celebra le ultime ore della Belle époque. Fra gli ospiti c'è anche la marchesa Margarete von Hayek, "bella come sa essere solo una donna dal piglio pari alla grazia", che nasconde un segreto terribile, inconfessabile, e che brindando alla fine del mondo chiede una lettera di credito molto particolare a Spada. Il commendatore vacilla, tentato dall'amore per Margarete, che è "fuoco e rapina". Un sogno, sempre lo stesso, lo disorienta: un cacciatore ossessionato da una belva che si aggira per la foresta. Senza riuscire a incontrarla, ne sente il ruggito. Poco lontano, nel cuore della laguna, l'isola di San Servolo, sede del manicomio, conserva il segreto della nobile Margarete.
Andrea Molesini, nel primo centenario del'inizio della Prima Guerra Mondiale, ha imbastito un'opera strutturata come una tragedia greca, ambientando la trama nella sua Venezia nei giorni che precedono immediatamente il conflitto. L'autore scende nei meandri dell'animo umano per evidenziare quanto ineluttabili appaiano le grandi e piccole scelte nel destino di ognuno e tanto qui a maggior ragione si comprende come siamo solo dei predestinati. Molesini, anziché scrivere un romanzo corale, come i suoi due precedenti, preferisce imperniare la sua trama su due soli protagonisti, il commendator Spada, proprietario dell'Hotel Excelsior e una sua avvenente cliente, la marchesa Margarete von Hayek. In questo contesto i venti di guerra seguiti allattentato allerede del trono asburgico sfociano il 28 luglio nella dichiarazione di guerra dellAustria alla Serbia. Il discorso con cui il commendator Spada comunica linizio delle ostilità ai suoi ospiti, facoltosi nobili e borghesi per lo più stranieri, seduti a tavola per la cena, è per me la parte più bella del libro e già da sola giustifica la lettura dell'opera. Sono pagine che si leggono con vivo piacere, provando un'indicibile emozione. Se l'impianto è teatrale, in un contesto di crescente tensione in cui par già di udire i tuoni delle cannonate, Molesini ha il pregio indiscutibile di accompagnare a una tragedia una vena poetica di cui sia i due protagonisti che l'intero libro beneficiano ampiamente, e questo ha effetto anche sul lettore che giunto all'ultima pagina ricava netta la sensazione di aver letto qualche cosa di molto diverso dal solito, di avere per le mani un'opera di grande valore letterario, una di quelle che, benché riferita a un'epoca, è senza tempo, stupenda oggi come lo sarà domani.
Renzo Montagnoli - 22/05/2014 17:59