Domenico Stasi è un insegnante che ha sempre applicato al suo lavoro (e alla sua vita) la faticata pacatezza di valori sentiti come inequivocabili, la coerenza di un orientamento morale diventato disegno educativo. Quando apprende che Nina, una sua ex allieva, è indagata per partecipazione a banda armata, decide di incontrarla per essere rassicurato. Ma Nina non lo rassicura. Gli chiede invece un favore: dovrà recarsi in un appartamento momentaneamente disabitato, trovare la copia di un vecchio romanzo, trascrivere una frase sottolineata, trasmetterla a una persona che lo contatterà. E' una richiesta innocua o compromettente? Stasi va a trascrivere la citazione. Ma non si tratta di una buona mossa. Alla richiesta segue un ordine e si avvia un meccanismo al quale Stasi non sa e forse non vuole sottrarsi. Tanto più che niente appare univoco, nella rete di storie parallele che stringe sempre più da ogni lato il professore. Ogni cosa narrata è quello che sembra ma potrebbe anche non esserlo. Chi è Stasi? Un assassino? Una vittima? La pedina mossa da un crudele demiurgo? Domenico Starnone cerca una via dentro la scrittura che si rivela foriera di nuova esperienza o forse dell'unica esperienza possibile: quella di inventare storie sentendosi al contempo da queste inventato, da queste minacciato, da queste interrogato.
La presentazione del libro faceva presagire ben altro rispetto al suo reale contenuto. Starnone tenta un esperimento stilistico particolare, interagisce in prima persona nella trama, descrive i suoi dubbi sui personaggi, sulla storia, su alcune scene. L'esperimento di per se può essere interessante, ma ha reso il libro a tratti farraginoso e privo di mordente.
Grizzly - 29/01/2008 23:17