"Le ultime azioni da uomo libero del Duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere furono quelle di salire sulla sua Bmw 320 grigia metalizzata, accendere il motore e percorrere qualche centinaio di metri. Era buio, le diciotto e trenta di lunedì 7 novembre 1977... La Bmw 320 del duca era quasi arrivata all'incrocio di via della Marcigliana con via Salaria, quando un'Alfetta spuntò all'improvviso dal lato della strada, la strinse e obbligò il duca a fermarsi..." I sequestri di persona erano allora, per così dire, di moda in Italia, tra quelli per terrorismo e quelli per lucro. Nel 1977 l'Anonima ne aveva già messi a segno sessantasei. A Roma "don Massimiliano" era l'ottavo ostaggio dall'inizio dell'anno, ma la banda che lo portò via la sera del 7 novembre non era composta da 'professionisti' e quel sequestro significò un salto di qualità per Franco Giuseppucci e i suoi amici di Trastevere, di Testaccio e della Magliana. Il duca ci rimise la pelle, e il suo assassinio fu il primo atto di rilievo di quella che è stata definita la banda della Magliana, ma in un corto senso non è mai stata una banda e, più che un'organizzazione, è stata un ambiente, una sorta di contenitore in cui hanno transitato e fatto affari i personaggi più diversi, e si sono consumate alleanze, tradimenti e vendette, senza capi e un progetto unitario che non fosse il controllo del malaffare, come principale e inesuaribile fonte di ricchezza. Giovanni Bianconi ricostruisce, basandosi sullo studio approfondito e appassionato degli atti processuali accumulatisi in anni d'inchieste giudiziarie, una sconvolgente storia di delinquenza collettiva che sta tra i traffici dei quaranta ladroni di Alì Babà ne "Le mille e una notte" e le stragi di gangster di "Raccolto rosso" di Dashiell Hammett, ma non è una tavola antica o moderna, è un pezzo della nostra allarmante realtà. Proprio per l'assenza di organismi decisionali e di confini alle attività della banda che non è mai stata una banda, le vicende della Magliana si intrecciano con tutte quelle dei personaggi di spicco della cronaca italiana, da Pippo Calò a Totò Riina, da Raffaele Cutolo a Licio Gelli, un groviglio di soprusi, atrocità e misteri. Il volontariato del reale. (Oreste del Buono)
Con una prefazione di Gianni De Gennaro.