Nell'opera di Tolstoj compaiono innumerevoli interrogativi sull'amore, sulla felicità coniugale, sull'atteggiamento morale nei rapporti più intimi tra uomo e donna: servono a indagare le tensioni fra natura e cultura, a rovesciare dall'interno le strutture di una società patriarcale, la sua ideologia, i rapporti fra le classi. Questi temi troveranno il loro punto di massima espressione artistica in "Anna Karenina", nei tormenti della protagonista di una storia tragica che è prima di tutto un'epopea della psicologia umana. Tanto nei rapporti "corrotti" tra Anna e Vrònskij, quanto in quelli "puri" tra Kitty e Lévin, si dipana un groviglio morale: può perdurare l'amore senza il sostegno di legami sociali o economici? Questa domanda fu al centro della vita stessa di Tolstoj, che aveva pubblicato nel 1859 "La felicità familiare", apologia dell'amore domestico attraverso le quiete aspirazioni di Sergej e Masa, e oltre trent'anni dopo scriverà "La sonata a Kreutzer", definitiva e impietosa analisi del matrimonio borghese, potente dissoluzione del mito tradizionale della famiglia, capolavoro di ossessione e di cinismo. Saranno forse queste ultime considerazioni a portarlo, la notte del 28 ottobre 1910, ad allontanarsi da casa, abbandonando la moglie e i figli e viaggiando su treni di terza classe fino alla stazione di Astapovo, dove morirà pochi giorni dopo? Prefazione di Franco Cordelli.
Lev Nikolaevic Tolstoj nasce a Jasnaja Poljana, in Russia, il 9 settembre 1828 da una famiglia di tradizioni aristocratiche, appartenente alla vecchia nobiltà russa.
Questa condizione influenzerà tutta la sua esistenza: da un punto di vista positivo perché avrà opportunità che altri non avranno, ma anche da un punto di vista negativo perché lo distinguerà dagli altri letterati del suo tempo da cui si sentirà spesso escluso.
La madre morirà quando lui avrà solo due anni e dopo