Prendendo come termine 'a quo' la riorganizzazione dello Stato nel Regno di Sardegna e come termine 'ad quem' l'avvio dell'unificazione nazionale, il volume si focalizza su alcune figure professionali: ingegneri, architetti, misuratori e agrimensori. L'analisi si sviluppa secondo tre prospettive: il loro inserimento nell'amministrazione statale, il loro ingresso nell'università quale istituzione anch'essa parte dell'amministrazione statale responsabile della loro formazione e della certificazione delle loro competenze, il rapporto tra questi due fattori e lo sviluppo e la conseguente articolazione di discipline e saperi scientifici. Attenta alle scansioni politiche, così come alla delineazione di profili biografici, la ricerca trova uno dei suoi elementi di maggiore interesse nell'analisi da un lato della tensione, fattasi sempre più evidente nel corso della prima metà dell'Ottocento, tra ingegneri e architetti, dall'altro della progressiva divaricazione tra matematici puri e matematici applicati, vale a dire gli ingegneri. Tale divaricazione, difficile da risolversi nel Regno di Sardegna proprio per il rapporto organico tra scienza e amministrazione, troverà, anche attraverso il confronto con la cultura e la prassi tecnico-scientifica lombarda, oltre che con i modelli esteri, una soluzione di compromesso nell'elaborazione della legge Casati, con la nascita della Facoltà universitaria di scienze fisiche, matematiche e naturali, della Scuola di applicazione per gli ingegneri di Torino, dell'istituto tecnico superiore di Milano.