Collocando a ragione Dorothy Parker tra i "Mostri degli anni Venti" insieme a Scott Fitzgerald, Hemingway e Faulkner, Fernanda Pivano dice: "L'immagine di Dorothy Parker è legata alla New York ruggente degli anni Venti e alla Hollywood laminata d'oro degli anni Trenta: è legata al lusso e alla frivolezza, a sbronze più o meno festose e amori più o meno discutibili, a cronache maligne e a recensioni canzonatorie, a grandi feste fitzgeraldiane in cui si fabbricava il gin nelle vasche da bagno e la numerosa servitù era assunta tra gli aristocratici europei in esilio". I folgoranti racconti, le irresistibili poesiole e le graffianti recensioni teatrali e letterarie qui raccolte (indimenticabile quella dedicata al romanzo storico di Benito Mussolini: "L'amante del Cardinale") denunciano la precarietà della felicità e del desiderio, la necessità del cinismo e della forza per chi cerca di rendere tollerabile, se non divertente, vivere ogni attimo della propria vita coraggiosamente allo scoperto. Dorothy Parker conosce e prende in giro le umane debolezze camminando con passo leggero tra piccoli e grandi personaggi di cui mette a fuoco con delicata precisione tic, verità, ipocrisie, illusioni e speranze. Proprio lei che, pur vedendoci poco, non volle mai mettersi gli occhiali perchè: "Di rado gli uomini fan complimenti alle ragazze che portano le lenti".