The wild party

Pianoforti swing, donne fatali, uomini in smoking, e una mistura infenale di alcool e sesso, cinismo e incantamento. Questo romanzo in versi di Joseph Moncure March, con l'occhio bendato di certi pirati e certi cineasti, ci riporta alla fredda favolosità dei magnifici anni Venti, quando una casa e una notte tra le più scure si aprono a una festa che non ha precedenti nella nostra memoria di lettori.
Quuenie, una ballerina del vudeville, e Burs, il suo uomo, un violento clown dell'avanspettacolo, danno una festa sfrenata e irriverente: invitano per l'occasione, i loro amici: vamp meravigliose, raggelate dietro la maschera del trucco,ballerini bisessuali, lesbiche giovani e lesbiche mature, ricconi preoccupati e poveracci ubriachi.
Mentre le candele sciolgono la cera sui tavoli, e la loro luce disegna contro le pareti ombre minacciose, si consuma la ronde di incontri e disincontri dei personaggi, tra un'occhiata rapace e un abbandono repentino, tra una fugacissima lite e la sicura pace. L'atmosfera rafferma e viziosa si schianta contro le prime luci dell'alba, mentre la vicenda si schiude in un inatteso e inevitabile colpo di revolver.
La prima edizione di The WIld Party uscì, fra mille censure, nel 1928. Oggi il romanzo è riemerso dall'oblio grazie ale splendide illustrazioni di Art Spiegelman, vero e proprio basso continuo dell'opera, che lo arricchiscono di fascinosi contrappunti visivi. Ed è suggestivo pensare che l'autore, nascosta tra le rime di questo poema jazz, abbia lasciato alla posterità la sua personale cartolina con il tramonto di un'epoca, intinta nei colori sincopati e cool della grande letteratura popolare, che quando tende al massimo il proprio arco, e scocca la freccia, colpisce sempre il bersaglio.

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