Sembra che la vita scivoli su Rossana leggera, senza scalfirla, ma anche, pensano sua madre e suo padre un po' preoccupati, senza interessarle... "Si passa la vita," dice Rossana, "a cercare una giustificazione della vita stessa. Se si fosse capaci di farne a meno ci si risparmierebbe un sacco di fatica inutile." All'idea della vita come avventura Rossana ride, fa segno di no con la testa. "Che cosa c'è nel passato o nel futuro," chiede, "diverso dal presente? La vita è solo un modo di passare il tempo." Quella di cantare, o meglio canticchiare, è l'unica bizzarria che si conosca di Rossana, ironica cittadina di "una Repubblica basata sul lavoro e sul Festival di Sanremo".
Accade spesso, quando si è avanti negli anni, di avere l'impressione che la vita non abbia molto significato, ma Rossana, la protagonista del romanzo, questa impressione - anzi, questa certezza - ce l'ha fin dall'infanzia e vive di conseguenza, prendendo quel po' di buono che l'esistenza le riserva e per il resto senza porsi troppi problemi. Non è il caso di quelli che le stanno attorno, che però, al termine dell'avventura, dovranno constatare l'inutilità del loro affannarsi, che fosse per il denaro o per la lussuria o per qualsiasi altra esaltata motivazione. Il romanzo di Rossana è un distillato di tranquilla saggezza, che può non riguardare alcuni esseri privilegiati della natura ma dovrebbe essere il vademecum di quanti - e siamo la grande maggioranza - potrebbero, con Rossana, vantare una normalità che può anche chiamarsi, senza offesa per nessuno, mediocrità. Il suo canticchiare leggero e banale scandisce i fatti quotidiani ma anche le tragedie della storia sottolineandone l'assurdità, e la casualità cronologica del racconto sembra voler smentire la causalità degli avvenimenti.
Anonimo - 28/07/2012 18:49