Questo studio, come il titolo suggerisce, indica la difficile relazione tra due dimensioni dell'individuo all'inizio del terzo millennio: da un lato caratterizzato da un'unica mente e coscienza, dall'altro dall'assenza di un pensiero individuale e di una singola identità per effetto dell'omologazione collettiva frutto del processo di globalizzazione. Tra pensiero unico ed emarginazione forzata delle minoranze, l'autrice si propone di ritrovare l'identità autentica e di proporre nuove forme di cittadinanza per gli Stati plurietnici, attraverso la capacità di accettare regole comuni, di sentirsi 'interscambiabile con l'altro' in una pratica dialogico-astrattiva che sublima il conflitto, che non presuppone differenza o uguaglianza ma la similitudine e l'equivalenza tra diversi stili di vita, religioni, priorità.