"Viva Garibaldi. Un'odissea nel 1860" è l'odissea di Dumas che, partito per una crociera nel Mediterraneo, incontra e accompagna Garibaldi e i suoi Mille, tra la Sicilia e Napoli, dalla primavera all'autunno 1860. Dobbiamo il testo alla riscoperta erudita e letteraria di Claude Schopp. Il lettore che non vuole rinunciare al piacere immediato per tuffarsi nella genesi dell'opera è colpito dall'unità conferita al libro dall'andamento congiunto di due avventure, la peregrinazione mediterranea di Dumas e la spedizione militare siciliana di Garibaldi. Invece il lettore troppo curioso, e per carattere un po' insoddisfatto, il lettore che intuisce le esigenze dell'erudizione, è costretto ad ammettere di avere di fronte un ibrido: ibrido geniale, certo, ma una sorta di mostro letterario, a immagine del suo autore. Ognuno dei due ha ovviamente ragione. E uno dei primi meriti di "Viva Garibaldi" è di ribellarsi alle classificazioni troppo semplici e drastiche: non è né racconto autobiografico né racconto d'immaginazione né testimonianza di attualità o corrispondenza giornalistica; ma è tutto questo insieme. Una natura composita, a ricordarci come Dumas sia alla ricerca della formula che definisce l'alchimia dell'artista romantico: scrittore profeta sempre in viaggio, che sogna di essere al tempo stesso testimone e amico dell'eroe dei popoli, ma anche personaggio indispensabile e insieme storico della sua epopea. Testo critico di Claude Schopp.