Siamo abituati a pensare che per vivere una vita lunga e sana dovremmo abitare in campagna, lontani da traffico e inquinamento, tenere sotto controllo tutti gli innumerevoli fattori di rischio per la nostra salute (fumo, grassi, zuccheri, ma anche vita sedentaria, stress, onde elettromagnetiche) e controllare periodicamente (meglio spesso che di rado) lo stato del nostro corpo con esami vari, visite specialistiche e check up completi. Siamo abituati a pensare così perché da decenni i medici ripetono incessantemente che prevenire è meglio che curare. Ecco allora gli screening di massa per il tumore al seno e al collo dell'utero, ecco il sorgere come funghi di ambulatori per gli esami diagnostici, ecco la continua rassicurazione che la vita media si allunga grazie alla vigile attività preventiva di medici, ricercatori, sistema sanitario. E se non fosse vero? Roberto Volpi, da statistico impertinente e senza timori reverenziali, ha esaminato i risultati di decenni di medicina preventiva, e ha scoperto alcune cose sconvolgenti: la mortalità causata dai tumori, pur dopo decenni di ricerca e prevenzione, non fa che aumentare; le grandi campagne di screening sono praticamente inutili per la prevenzione sulla popolazione, mentre causano enormi stress e sofferenze psicologiche nei (frequentissimi) casi di prime diagnosi sbagliate; gli ospedali sono frequentati molto più da persone perfettamente sane che da ammalati, e infatti più della metà degli esami, delle visite, del lavoro del sistema sanitario nazionale (il cui costo pesa sulle spalle dei contribuenti come un macigno) sono effettuati su persone del tutto sane; si vive più a lungo e più felici nelle nostre inquinate città che in alcune zone della meravigliosa campagna toscana. Questi e molti altri fatti, documentati da cifre di fonti ufficiali e pubbliche, compongono un quadro dell'efficacia della sanità e della medicina italiana molto diverso da quello che siamo abituati a vedere sui media e sconosciuto persino agli addetti ai lavori, che non hanno mai voluto bere fino in fondo l'"amara medicina" che consisterebbe nell'esaminare con attenzione i risultati delle loro azioni. Numeri alla mano, Volpi ci racconta come è stato possibile che tutto il sistema medico-sanitario italiano, e dietro a lui i media e noi stessi, abbia cominciato a occuparsi molto di più di non far ammalare i sani che di curare gli ammalati: un intento nobile, che, però, non è mai stato raggiunto e che richiede risorse sempre più ingenti, provoca paure sempre più ingiustificate e ignora bellamente i dati, numerosi e innegabili, che dimostrano il fallimento del 'sistema' della prevenzione.