"Esiste un parallelismo rilevante tra la crisi (e di conseguenza il dibattito) della scienza moderna a rappresentare i fenomeni naturali, e la crisi (che per alcuni è fallimento) della pianificazione urbanistica, inefficace ad affrontare la cosiddetta ""questione ambientale"". Quest'ultima non è un nuovo tematismo, una ""terza variabile"" da inserire all'interno della pianificazione urbanistica, né la città può essere concepita come un ""secondo ambiente"" contrapposto a quello naturale. La città moderna deve ri-diventare l'""ambiente dell'uomo"", il luogo della riconciliazione tra mente e 'physis', tra artificialità e naturalità, tra mente e natura, per dirla con Bateson. E' tempo di abbandonare, in questa disciplina, i rassicuranti modelli e paradigmi dominanti per intraprendere l'esplorazione verso la rifondazione disciplianre richiesta a gran forza dalla ""questione ambientale"", che poi altro non è che l'eliminazione di ogni forma di antagonismo tra sviluppo della società e sviluppo dell'ambiente naturale, per la costruzione dell'ambiente dell'uomo. L'urbanistica, la pianificazione, possono contribuire in maniera rilevante alla costruzione di questo nuovo mondo a patto, però, di saper rinunciare alla sicurezza del bagaglio dei metodi, procedure, strumenti, regole di mera razionalizzazione dell'organizzazione della società e dello spazio (territorio) che ne accoglie i movimenti, ""oltre il mercato"", attraverso la messa in campo di tutta l'energia di innovazione e creatività dell'uomo."