Nello sterminato fascio di carte che compongono gli scritti postumi di Schopenhauer si cela un abbozzo di eudemonologia, ossia l'arte di essere felici. Schopenhauer concepì infatti il disegno di radunare in un manualetto, articolandoli in 50 massime, una serie di pensieri che era venuto formulando nel corso del tempo e che insegnano come vivere il più felicemente possibile in un mondo in cui "la felicità e i piaceri sono soltanto chimere che un'illusione ci mostra in lontananza, mentre la sofferenza e il dolore sono reali e si annunciano immediatamente da sé, senza bisogno dell'illusione e dell'attesa". Il filosofo giunge alla conclusione che la felicità di cui si discorre non è che un eufemismo, vivere "il meno infelici possibile".
La felicità è qualcosa di raggiungibile,ma è necessaria una condizione:la serenità.é questa la ''reale'' felecità,quella positiva.
Anticipare il futuro,questo è quello che facciamo pensando a come potremmo essere felici,e si sa che il futuro è nelle mani del fato.Piuttosto bisogna godersi ciò che il presente ha da offrirci sotto la ricerca di una condizione che ci esponga a meno dolori possibili.Solo evitando le grandi gioie o i grandi strazi,riusciremo a cogliere ciò che di positivo c'è nella vita e non già ciò che è chimerico...
Federico Famiglietti - 04/10/2002 14:56