All'amministratore delegato di una importante azienda viene diagnosticato un tumore in metastasi avanzata. Non si potrebbe operare, ma un chirurgo famoso lo fa lo stesso. Salvo parcheggiare il paziente in terapia intensiva quando l'operazione non riesce. Tra quest'uomo ormai menomato, incapace di comunicare, in attesa della morte, e il medico di terapia intensiva che deve prendersi cura di lui, comincia un rapporto tormentato e umanissimo che l'autore descrive nei dettagli più personali, suddividendo il romanzo in capitoli, uno raccontato in prima persona dal malato, l'altro dal medico. L'autore è direttore di divisione di anestesia e terapia intensiva all'Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
Devi leggere Cosa sognano i pesci rossi: ti permetterà di affrontare meglio questi reparti.
Mi sto togliendo il sovracamice monouso e i guanti, quando il medico che mi insegna a fare le valutazioni specialistiche mi dice queste parole. Siamo nei corridoi dellUnità Spinale Unipolare di Torino, interno giorno, o meglio interno acquario, e qui ascolto per la prima volta una rapida recensione di questo libro. E Marco Venturino ad aprire uno squarcio sul mondo che ho appena affrontato per la prima volta, Dirigente Medico dellIstituto Europeo di Oncologia di Milano e scrittore di successo; per descrivere le sensazioni dei pazienti che vivono come quelli che ho visitato, Venturino trova la metafora geniale dei pesci rossi in un acquario. Il quadro è quello di persone che non possono muoversi né parlare, sopravvivono solo grazie a macchinari di ogni tipo e si trovano in uno stato di vigilanza traballante ovattato da farmaci pesanti. Una sorta di Picasso, di frammentazione in mille pezzi scomposti; il libro ne parla con toni vividi e schietti ma riesce a restituire brillantemente anche il contrasto fra la vita prima dellacquario e questa cruda e squallida realtà che improvvisamente scompagina le carte e va affrontata per quello che è. Nel libro di Venturino il paziente della Rianimazione di cui si leggono i pensieri è Pierluigi Tunesi, ex responsabile di unazienda, attuale letto numero sette, ma sono sicura che le sue sensazioni sono allincirca le stesse dei pazienti che ho valutato oggi. Anche loro cercano, come fa Pierluigi, di comunicare qualcosa tramite lo sguardo o il battito delle palpebre, ma non capisco, esattamente come non capiscono medici e infermieri che si aggirano intorno al letto del protagonista del libro. Lunico messaggio chiaro che arriva dritto addosso a chi si avvicina a questi pazienti è una voglia di vivere che disorienta e cozza spudoratamente con esiti di esami, parametri negativi, tentativi vani. Che capacità di comunicare un messaggio può avere un uomo che non può muoversi né parlare? Una capacità incredibilmente sferzante e caustica. Quando Gaboardi, lanestesista che si occupa di Pierluigi Tunesi, passa a visitarlo, gli chiede sempre come sta. Pierluigi, però, un pesce rosso nel suo acquario, non può rispondere a voce perché ha subìto una tracheotomia e si limita a pensare fortemente alla sua risposta. Ma come vuole che vada. Quando ho fatto quella domanda a vari Pierluigi Tunesi, prima di imparare a non farla più, la risposta che mi hanno dato con uno sguardo è stata esattamente come Venturino la descrive: graffiante, dura, con un tono di back humor. Ma come vuole che vada.
Questo libro riesce a descrivere a parole un mondo che parole non ne ha, che si sforza infinitamente per emergere e sopravvivere, che è molto più vero e vicino di come ce lo immaginiamo. Leggerlo cambia la prospettiva.
Patrizia
patrizia_peluso - 07/08/2021 22:20