Non sempre è giusto cedere al fascinoso luogo comune secondo il quale chi muore giovane è caro agli dei, perché "così come il carattere guida l'invecchiamento, l'invecchiamento guida il carattere". La senilità, quindi, non è un caso, né una dannazione, né l'abominio di una medicina moderna devota alla longevità, ma la condizione naturale e necessaria affinché si verifichino l'intensificazione e la messa a punto del nostro carattere, ossia della forma del nostro durare. Ma anche se il carattere sopravvive per immagini, invecchiare è una forma d'arte che ogni essere umano deve affrontare perché la vecchiaia si configuri come una "struttura estetica" che permetta di svolgere il ruolo archetipico di avo cui ogni anziano è chiamato.
C'è un detto che dice: "La giovinezza è una malattia che con il tempo passa". Se molte persone possono condividere questa affermazione, penso che dopo aver letto il libro "La forza del carattere" avranno lopportunità di cambiare idea. L'autore riesce a dimostrare come la vecchiaia non sia una maledizione, ma un opportunità di raccogliere quello che si è seminato da giovani. L'autore afferma che la vecchiaia inizia dal primo giorno di vita, perché questa è il risultato di tutto il nostro vissuto. Questo rappresenta per tutti i giovani una sfida di crescita e maturità, e soprattutto una presa di coscienza della vita attuale. Secondo sia la mia giovinezza, così sarà la mia vecchiaia.
Attualmente si accolgono i vecchi nei ricoveri, come luogo dove sono raccolti i vecchi oggetti che non servono. Avendo questa mentalità, quando si arriverà alla vecchiaia, le persone che adesso sono giovani penseranno che sono oggetti che non servono a niente. L'autore rivalorizza la vecchiaia come qualcosa di buono, che ha il suo valore e la sua funzione, soltanto che si devono scoprire. Con i valori che vivono attualmente i giovani è difficile scoprire questa ricchezza. Quindi invecchiare non è un mero processo fisiologico, è la creazione di un opera d'arte: l'uomo maturo, luomo con valori ed esperienze. Soltanto lavorando potremmo fare della nostra vecchiaia un incarnare del "senex" antico che formava il Senato, un gruppo di persone sagge e mature che guidavano Roma (chi li trovassi attualmente).
Quindi come dimostra l'autore, una buona vecchiaia non è frutto della dea Fortuna, ma il risultato di una vita consapevole, di una formazione cosciente... e anche di una buona fetta di buon fato come direbbero i greci.
Consiglio vivamente la lettura di questo libro, soprattutto ai più giovani perchè può essergli di aiuto a crescere e a vivere con più consapevolezza la propria giovinezza, prima che la sua "malattia" guarisca con il tempo.
Arturo Beltran - 09/10/2015 12:06