La formula vuota e ipocrita che denuncia l'attuale « crisi della politica » nasconde, in realtà, una crisi molto più profonda e inquietante, che accomuna « tutte le forze della tradizione occidentale»: «una "intima mano", assolutamente più intima e terribile di quanto possa supporre Herder quando, volgendosi al "santo Cristo" e al "santo Spinoza", si chiede: "Quale intima mano congiunge i due in uno?"». Nel suo nuovo libro, Emanuele Severino mette a fuoco con precisione questo grande occultamento, accompagnandoci nel « sottosuolo essenziale» del pensiero filosofico del nostro tempo. Severino ci mostra anzitutto la conflittualità e insieme la specularità di tali forze: l'incerta «identità europea», improntata dal duumvirato USA-URSS, ovvero il più potente «monopolio legittimo della violenza» dell'ultimo secolo; il marxismo defunto e un capitalismo incapace di offrire alternative all'incremento del profitto privato quale «scopo supremo» della società; il cristianesimo e l'Islam come opposti dogmatici accomunati da una rigida connotazione antimoderna; lo Stato e la Chiesa, distinti sulla base di un Concordato « ambiguo » che lede le ragioni di entrambi. Al tempo stesso, Severino rileva come tutte quelle forze convergano nell'asservimento a una «tecnica» modellata dal «sapere ipotetico» della scienza e fondata sul solo «valore della potenza», e dunque sintesi estrema dell'«errore» dell'Occidente: l'«agire» come un carattere separato dall'essere.