Cayce Pollard è una giovane donna che si guadagna (lautamente) da vivere grazie alla sua patologica sensibilità nei confronti dei loghi. Mentre si trova a Londra per svolgere una consulenza per l'agenzia pubblicitaria più importante e "in" del mondo, si ritrova coinvolta in una sorta di investigazione globale tra la città britannica, New York e Mosca alla ricerca di uno sconosciuto "Kubrick da garage" che ha immesso sul Web un frammento di film che ha affascinato Cayce. La donna finirà alle prese con un eccentrico hacker, con un vendicativo pezzo grosso della pubblicità, con un fanatico di cartoni animati di Tokio noto come il Mistico, con un matematico "scomunicato"...
La nostra recensione
Recensione di Simone Farè
La fantascienza è nell'occhio di chi scrive. Gibson sposta il cursore temporale indietro rispetto ai tempi di Neuromante e scrive un libro ambientato ai giorni nostri, che potrebbe non essere nemmeno di fantascienza, ma che è pieno di immagini e spunti che appartengono alla sua poetica cyberpunk. Avvicinandosi, se vogliamo, alla poetica del suo amicone Sterling. Il paradosso però è che, se lo si guarda dall'alto, l'Accademia dei Sogni si sovrappone completamente alle atmosfere e agli scenari di Neuromante, con megacorporazioni che tutto possono e tutto chiedono, ombre che si dissolvono nella rete, fantasmi reali e irreali e personaggi mitologici che prendono vita. Questo, forse, è il maggior merito di questo libro: il modo in cui si sovrappone alla precedente produzione di Gibson dimostra quanto lui sia un autore anticipatorio, dove la capacità d'analisi del suo tempo è pari alla sua visionarietà. D'altra parte, è un libro che non si capisce bene dove comincia e dove finisce, non ha esattamente climax e la sua economia del racconto è decisamente dissestata. Ma non è per quello che è stato scritto ed è un limite pensare sia quello il motivo per cui leggerlo.