«L'obiettivo è quello di restituire al lettore un Bernini diverso. Più complesso: che non smentisca, cioè, la sua immagine stabilita, ma la veda riempirsi di contenuti articolati, tra loro in tensione e - perché no? - in contraddizione. Un Bernini diviso fra la tentazione di far sparire ogni segno di conflitto (per consegnarsi ai posteri come una specie di santo taumaturgo dell'arte figurativa) e la contrastante pulsione a far invece emergere precise spie del suo malessere, della sua insoddisfazione, della sua vera e propria ribellione: da una parte il Bernini che "diceva che il portarsi ad operare era a lui uno andare a deliziarsi al giardino", dall'altra quello che, citando Michelangelo, sibilava: "nelle mie opere caco sangue". La scelta di presentare una visione di Bernini "tutto intero" nasce anche dalla consapevolezza della necessità di una storia dell'arte "integrale", cioè di una storia dell'arte che utilizzi tutti gli strumenti messi a punto nella storia della disciplina: e che dunque sappia connettere l'analisi stilistica a quella iconografica, alla storia sociale dell'arte, alla storia della critica d'arte e così via. Infine, ho cercato di scrivere un libro che, pur essendo frutto di una lunga ricerca scientifica, non sia rivolto alle trenta persone in tutto il mondo che fanno a loro volta ricerca su Bernini, o alle duecento che la fanno sul Seicento artistico italiano. Anche per questo ho deciso di far sfociare la mia ricerca degli ultimi anni in un libro scritto non solo per gli specialisti. Perché la storia dell'arte è troppo importante per lasciarla tutta agli storici dell'arte».