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Descrizione
Le cose perdute non sono mai perdute per sempre, se esiste qualcuno che con affetto e pazienza si mette a cercarle e a raccontarle. Magari un poeta con la chitarra come Francesco Guccini, che dopo i due fortunatissimi "Dizionari delle cose perdute" torna a dipanare il filo della memoria. Questa volta risale il crinale dell´Appennino per raccontarci di cortei nuziali lungo sentieri di collina, preceduti dal suonatore di fisarmonica e dal mescitore del vino.
E poi dell´elettricista emigrante appassionato di ciclismo e bel canto, di Mafalda del Giardino che sapeva togliere il malocchio dai campi e di Beatrice di Pian degli Ontani, che pur essendo analfabeta sapeva comporre poesie a braccio.
Personaggi strampalati simboli di un´epoca che non c´è più, ma che l´autore riesce a far rivivere con ironia e con riflessioni venate di malinconia. Un viaggio a ritroso nel tempo che ci restituisce il sapore autentico di vite minime, eppure piene di poesia e di fascino.
Francesco Guccini esordisce nella narrativa nel 1989 con "Cròniche Epafániche" per pubblicare poi "Vacca d´un cane" (1993), "Racconti d´inverno" (1993, con Giorgio Celli e Valerio Massimo Manfredi), "La legge del bar e altre comiche" (1996), "Cittanòva blues" (2003), "Icaro" (2008), i due volumi del "Dizionario delle cose perdute" (2012 e 2014), oltre alla fortunatissima serie di gialli appenninici in coppia con Loriano Macchiavelli.
La citazione "Questi racconti, come le foto di un tempo, vogliono parlare di persone che sono passate, che ci sono state, che hanno il diritto di essere ricordate. Questo è uno dei pregi della narrativa come delle canzoni: dire di personaggi che attraverso le parole rimangono in vita, che si vestono in qualche modo di eternità."