Giovanni Verusio, un tranquillo avvocato, ha il pallino del viaggio: la malattia l'ha contagiato in Asia nel 1960, in occasione della prima spedizione scientifica a cui ha partecipato, nelle vallate dell'Hindu Kush, insieme al celebre paleontologo fiorentino Paolo Graziosi. Da allora, si dichiara portatore sano di un desiderio intenso e insopprimibile, quello di scoprire e di conoscere, di abbandonare gli ormeggi di una prevedibile quotidianità per immergersi in altri mondi, dove tradizioni e lingua, usi e costumi di popoli ignoti ci ricordano quanto avventurosa e piena di sorprese possa essere l'esperienza umana. Al lettore curioso viene da chiedersi perché un serio e posato signore, invece di andare a pescare con il gozzo nella brezza del tramonto, o godersi il sole in una spiaggia solitaria dei Caraibi, decida di trascorrere le sue vacanze in luoghi selvaggi e inospitali, di mettersi alla ricerca di una caravella affondata in un fiume nel cuore dell'Amazzonia, di partecipare ai riti magici, misteriosi e inquietanti dei guaritori sciamanici della Nuova Guinea. "Anch'io mi sono chiesto che cosa volevo dimostrare. Forse questo: che una persona 'normale', non uno scalatore degli ottomila, non un campione di pentathlon, non un 'rambo', ma un tranquillo avvocato d'età ormai avanzata può arrivare ovunque, al Polo Nord, nella foresta amazzonica, nel deserto del Kalahari." Sulle orme di antiche leggende e dei personaggi mitici narrati da Emilio Salgari nei suoi romanzi d'avventura (uno su tutti, Sandokan), Verusio (che raccoglie qui alcuni dei diari di viaggio usciti sul "Venerdì di Repubblica") ci racconta il suo personale giro del mondo con un senso dell'umorismo pacato ma costante e con l'intenzione di trasmettere le sensazioni di meraviglia, di curiosità, di timore, provate nel conoscere gli aspetti più inconsueti del nostro misterioso pianeta. Dotato di una seria competenza zoologica ed etnografica, ma anche armato di caramelle e di polaroid per facilitare l'approccio nei confronti delle tribù più ostili, il 'nomade dilettante' è un viaggiatore temerario ma non sprovveduto, un osservatore scrupoloso e ben consapevole che è solo l'incontro con 'l'altro' a svelare qualcosa di noi, a farci capire chi siamo.