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Per ogni pidocchio cinque bastonate. I miei giorni a Mauthausen - Gianfranco Maris - Michele Brambilla
Per ogni pidocchio cinque bastonate. I miei giorni a Mauthausen - Gianfranco Maris - Michele Brambilla

Per ogni pidocchio cinque bastonate. I miei giorni a Mauthausen

Gianfranco Maris - Michele Brambilla
pubblicato da Mondadori

Prezzo online:
17,50
Prodotto acquistabile con Carte Cultura, 18App e Carta Docente
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Gianfranco Maris, attivo nelle file del Partito comunista clandestino e poi della Resistenza milanese, ha poco più di vent'anni quando da Fossoli, dove la Repubblica sociale italiana ha realizzato un campo di prigionia e di transito destinato alla custodia degli ebrei e dei deportati politici, giunge in territorio austriaco insieme ad altri trecento italiani. E l'inizio di un viaggio tormentato e assurdo nell'inferno del lager, dal quale moltissimi non faranno più ritorno. A Mauthausen gli uomini vengono ridotti a "stuck", pezzi di un prodotto, e immessi in una catena di montaggio che impone lavori disumani, freddo, fame, malattia. E poi quasi sempre la morte, inflitta con una iniezione al cuore o tramite camera a gas. L'unico modo per sopravvivere è gonfiarsi il petto d'aria - così da sembrare più "in forze" - al momento delle selezioni, sopportare i turni massacranti nelle cave di pietra, dividere un chilo di pane con altri venti detenuti, subire cinque bastonate per ogni pidocchio scoperto dai kapò durante le ispezioni. Il 5 maggio 1945, a liberazione avvenuta, Maris ha ventiquattro anni, pesa trentotto chili e ha già visto tutto l'orrore del mondo. Adesso di anni ne ha novantuno e ha deciso di fissare sulla pagina i ricordi della sua esperienza estrema e di aggiungere così un tassello importante all'ormai vasto eppure mai sufficiente mosaico di testimonianze che hanno tentato di raccontare l'orrore dello sterminio nazista.

La nostra recensione

"Ciò che è accaduto può ancora succedere, perché ciò che accadde fu opera di uomini come noi." Da questa frase di Primo Levi prende il via il lungo racconto di Gianfranco Maris, avvocato penalista novantenne ed ex senatore del Partito comunista, che in queste pagine ci mostra con gli occhi di un deportato politico la vita nel campo di concentramento di Mauthausen-Gusen.
Raccontare è una necessità, un dovere, per quest'uomo "nato tre volte", l'ultima delle quali nel 1945, quando vide una camionetta di soldati americani avvicinarsi alle mura del campo. Perché mentre gli alleati sbarravano gli occhi senza capire dove fossero finiti, dal piccolo gruppo di prigionieri macilenti in attesa che, dopo la fuga delle SS qualcosa infine accadesse, esplose una gioia priva di ogni sentimento. E anche questa parola, gioia, va dosata a dovere. La salvezza, certo, ma a quale prezzo? In questo libro non c'è nulla del romanzo e persino il titolo, che può apparire leggero e in contrasto con le parole di Maris, non strizza l'occhio alla storia ma ne racconta un risvolto tanto autentico quanto terribile nella sua ironia. In una notte qualunque furono venticinque le bastonate inflitte a Maris, cinque per ogni pidocchio, appunto. Un libro terribile, inimmaginabile e necessario.
Athena Barbera

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