Un manoscritto casualmente ritrovato negli archivi di un convento francescano, un anonimo pellegrino amico di monaci e frati, storie che tracciano il profilo di una terra, l'Anatolia, e riportano l'eco di quella mescolanza di memorie, di fedi, di umanità che è la Turchia odierna. Finzione o realtà storica quella contenuta in questo libro? Forse i due aspetti convivono. E sicuramente, ai fini di una proficua e gradevole lettura, non è essenziale scoprirlo. Importante è lasciarsi coinvolgere dalla narrazione, fatta di parole e di immagini. In compagnia del 'vecchio pellegrino' ci addentriamo nelle fertili regioni della soleggiata Turchia, facciamo capolino nelle grotte della Cappadocia, ci aggiriamo estasiati tra i ruderi di antiche chiese, ci perdiamo nei vicoli brulicanti di vita delle moderne città. E incontriamo monaci scomparsi, vecchi eremiti o anonimi cristiani di diversi riti, contadini musulmani, antichi saraceni, monache georgiane...
"Un universo sommerso eppure luminoso, quello che emerge da queste pagine; un esempio di come ciò che conta, nella vita di ogni uomo come nelle vicende di una chiesa, non è ciò che appare ma ciò che mette radici: può essere anche solo un granello di senape, una lacrima di compassione, un sorriso di condivisione, una preghiera sussurrata" (dalla 'Prefazione' di Enzo Bianchi).