Il 150° anniversario dell'Unità d'Italia è un'occasione per sfatare alcuni luoghi comuni che da sempre orientano il giudizio dell'opinione pubblica. Giordano Bruno Guerri si chiede allora provocatoriamente se il Risorgimento, invece che un movimento di massa voluto dal popolo, non fu piuttosto una campagna di conquista del Regno sabaudo. Per combattere la ribellione delle popolazioni meridionali all'annessione forzata, l'esercito del neonato Regno d'Italia applicò una spietata e violenta repressione, causando almeno centomila morti e crudeltà feroci da entrambe le parti. In questa documentata "antistoria d'Italia" - nelle cui pagine Cavour non mette mai piede a Roma, e Massimo d'Azeglio, dopo aver affermato pubblicamente "fatta l'Italia bisogna fare gli italiani", confessa in privato che "unirsi con i napoletani è come giacere con un lebbroso" - Guerri fornisce un contributo rigoroso e stimolante che aiuta a capire perché "la prima guerra civile italiana", pur lontana nel tempo, rende tuttora complicato il percorso di rinnovamento politico e civile della nazione.
La nostra recensione
Recensione di Salvatore Russo
Ho letto questo libro poiché negli ultimi tempi sono stato colto da una curiosità irrefrenabile di capire e conoscere in che modo è avvenuta l'unificazione dell'Italia. Credo che per potersi ritenere Nazione sia necessario fare luce sugli eventi, troppo spesso nascosti e taciuti, di come si è sottomesso un popolo contro la propria volontà. Ho trovato questo testo interessante soprattutto poiché prova a dare una lettura nuova, per certi versi quasi romantica, di quegli uomini e di quelle donne che pur di non sottomettersi allo straniero hanno preferito darsi alla macchia e farsi chiamare BRIGANTI. Interessante anche la ricostruzione storica, con accenti intriganti anche sulla posizione assunta dalla chiesa e degli altri Stati europei. In definitiva un libro da leggere per portare alla luce la verità storica e ridare onore e dignità ad un popolo bistrattato.