Questo volume di poesie di Carducci vuole essere una riproposta di lettura di uno dei poeti che più ebbe peso sulla cultura del proprio secolo improntandola e compendiandola, in certo senso, con la sua personalità dominante e con la sua opera, che viene qui presentata al lettore secondo una scelta rigorosa. Ne deriva un immagine vitalissima del poeta proprio nei momenti più abbandonati e accesi, nei momenti in cui si ripiega nell'accorata nostalgia di lughi e persone, in cui scatta la vigorosa forza del suo verso, del suo linguaggio. "Un linguaggio", notò De Robertis, "che fa presa, che resiste, che non ha solo l'apparenza della grandezza e della bellezza, non falsi fulgori, ma acri se mai, e densità, verginità e suono fuso. Per effetto della densità crea nel verso ritmo e durata; per la verginità suscita suggestioni e immagini; per quel tal suono, accordi che ci toccano e ci persuadono; e ha un sapore, soprattutto, di cosa sana, terrestre, che certo gli dà un limite, non però lo soffoca".