"Il primo dopoguerra americano con le maschiette spavalde e i ragazzi impomatati, la paura del comunismo e la stanchezza della guerra, i languori snobistici e il proibizionismo, il passaggio inesorabile dall'austerità puritana alla spregiudicatezza moderna: questi i temi cari a Fitzgerald che svelò con il suo primo romanzo "Di qua dal Paradiso" (1920) un nuovo mondo e una nuova civiltà. Esso divenne l'emblema dei giovani americani del dopoguerra e fece del suo autore l'eroe di quella che Gertrude Stein definì 'la generazione perduta', la generazione che creò i ribelli a oltranza e diede i più importanti scrittori americani contemporanei (da Hemingway a Dos Passos). Ma Fitzgerald non fu soltanto lo scopritore e il cronista di quei ribelli: fu piuttosto l'espressione di un'epoca definita comunemente 'l'età del jazz'. Protagonista del romanzo è l'intera gioventù americana di quel periodo: una gioventù non ancora disincantata, che sognava sincerità e gioia per gli uomini. Nessuno come F. Scott Fitzgerald seppe capire i giovani e nessuno come lui riuscì a restare giovane nonostante il dramma della sua vita". (Giulio Nascimbeni)