Sabbia e schiuma (1926) si affianca, non solo per prossimità cronologica, a Il profeta (1923), l'opera centrale di Gibran. Portando alle estreme conseguenze la sua tendenza alla frase breve e densa, preceduta e seguita dal silenzio evocativo, Gibran trova nella sequenza di "detti" la sua forma più congeniale, quella che gli consente di rendere significativo, anche con l'evidenza della disposizione grafica, soprattutto il silenzio tra l'una e l'altra affermazione: "La parola distingue e imprigiona, il silenzio libera e unisce". Sabbia e schiuma, lungi dall'essere un'opera marginale, è più vicina di quanto l'autore stesso non sembri supporre alla "parola unica" e unificante da lui cercata.