Riuniti in un unico volume, Sogno di una notte di mezza sbornia di Athos Setti, La monaca fauza di Pietro Trinchera e Cani e gatti! di Eduardo Scarpetta, fanno luce su tre importantissimi momenti dell'"officina teatrale" di Eduardo De Filippo. E infatti, come sottolinea Roberto De Simone nella sua Introduzione, "un'attenta lettura delle tre commedie di autori diversi evidenzia un particolare aspetto del drammaturgo napoletano: quello dell'artigiano, impegnato nel suo lavoro quotidiano di elaboratore e analizzatore di linguaggi e forme teatrali". Così Eduardo taglia, cuce, manipola vecchie commedie adattandole alla realtà storica del suo tempo, perché "il teatro è vivo solo nel momento in cui una compagnia di attori recita davanti a un pubblico": e mette mano alla commedia di Athos Setti, La fortuna si diverte, e la ribattezza "Sogno di una notte di mezza sbornia" (testo che già si era vestito del dialetto romanesco da Petrolini e di quello siciliano da Musco); con "La monaca fauza", dell'avvocato Trichera, risciacqua la sua lingua nel Sebeto, il mitico fiume napoletano; e infine "gioca in casa", mettendo mano a un celebre testo di papà Scarpetta, "cani e gatti!" "Per tale motivo, - conclude De Simone, - se faceste una seduta spiritica e pronunciaste la frase rituale: "Se ci sei batti un colpo!" udreste a un tempo tre colpi, quelli di Trinchera, di Setti e di Scarpetta. Ma subito dopo la risata di Eduardo: "Che idioti che sono! Non hanno capito ancora che sono morti, e che adesso recitano solo in una commedia, che ho scritto apposta per loro".