Che cos'è la libertà? Qual è il nucleo di senso di una pratica che sembra sfuggire a ogni tentativo di definizione -e che anzi, quanto più si cerca di afferrare, tanto più pare fuggire lontano nel passato o nel futuro? La risposta dell'autore, che si va ormai imponendo come uno dei massimi filosofi contemporanei, si discosta radicalmente dalle varie filosofie politiche o storie della libertà oggi in circolazione: la libertà non è un concetto, un'idea, un valore. Non è un diritto, una qualità, una proprietà del soggetto individuale o collettivo -come invece afferma l'intera tradizione postcristiana in termini di "libero arbitrio" o di "libera volontà", salvo poi rovesciarli nel loro contrario, in necessità. Essa è un'esperienza o una decisione d'esistenza. Contro ogni sua declinazione negativa, Nancy restituisce così alla libertà la sua originaria potenza affermativa. Egli resta fedele alla concezione kantiana della libertà come "fatto", ricostruita e decostruita attraverso le problematiche interpretazioni di Schelling e di Heidegger; contemporaneamente si confronta con gli altri filosofi novecenteschi della libertà -da Arendt ad Adorno, da Sartre a Bataille, pervenendo infine a ricostruire il nesso tra libertà e comunità che né la tradizione liberale né quella neocomunitaria sono in grado di pensare. Ma prima ancora di formulare un pensiero della libertà, Nancy dischiude uno spazio a quella libertà del pensiero che si va profilando come un'esigenza ineludibile del nostro tempo.