C'è una macchia nel passato del commissario De Luca, qualcosa che lo ha reso ricattabile e lo ha costretto, da li in poi, a rincorrere sé stesso. E il suo peccato mortale. Quello tra il 25 luglio e l'8 settembre del 1943 è un periodo strano, allucinato. L'Italia si sveglia una mattina senza più il fascismo e praticamente la mattina dopo con i tedeschi in casa. Proprio nel caos di quei giorni De Luca, in forza alla polizia criminale di Bologna, si trova a indagare su un corpo senza testa. Semplice, perché in fondo si tratta di un omicidio, un lavoro da cane da caccia: chilometri a vuoto, piste da seguire e qualche cazzotto da mettere in conto se ficchi il naso dove non dovresti. Complicato, perché la vicenda assume presto risvolti politici che, date le circostanze, diventano molto pericolosi. Comunque sia il caso, è nella natura di De Luca, va risolto. Sempre. Anche a costo di accettare un compromesso.
Peccato mortale. Un'indagine del commissario De Luca
robertograna - 13/07/2020 15:27
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lDe Luca torna sugli scudi, e si capisce qui il perché della sua scelta a favore della Repubblica Sociale, che nei primi libri resta sepolta nel passato. La storia è ben congegnata, l'autore è molto esperto, il libro piace ma manca qualcosa, che nelle prime versioni del protagonista invece c'era. Forse è semplicemente il fatto che quello che qui è futuro in Carta Bianca, ecc, era già un passato che pesava come un macigno. Il protagonista, nonostante la scelta finale e le sue tribolazione, risulta così meno dannato. Si poteva fare altrimenti? Non lo so. Ma il libro si fa lo stesso leggere molto volentieri, e di questi tempi non è poco.
robertograna - 13/07/2020 15:27