Nulla è più innocente e crudele della prima neve. Un manto candido e inaspettato avvolge Roma. Nessuno si avventura per le strade di notte, e lo spettacolo che un netturbino si trova davanti in vico Jugario, a pochi passi dalla rupe Tarpea, è immacolato. Tutto, tranne una macchia scura che interrompe il bianco, un uccello caduto, forse. Quando l'uomo si avvicina per gettarlo, però, vede tutt'altro. Una mano infantile con il dito puntato e un nastro di velluto nero avvolto intorno. Una volta arrivato sul posto, il commissario Paolo Rosato capisce subito la gravità del fatto e, nonostante i problemi personali con una ex moglie ancora molto innamorata e un figlio di otto anni che lo rivorrebbe a casa, si getta a capofitto nel caso. Perché, se c'è una mano, da qualche parte deve esserci il corpo da cui è stata recisa. Quando anche la seconda mano viene ritrovata, la pressione su Rosato si fa fortissima. Ci penserà Sandra Kapsa, la sua compagna, psicoterapeuta esperta, a dare una svolta alle indagini e a scoprire che le pose e i luoghi dei ritrovamenti non sono casuali, che l'assassino sta seguendo una precisa mappa della città. E che anche loro potrebbero essere parte di quel macabro disegno.
Leggendo il romanzo, verso poco più di metà, mi sono lasciata prendere dalla convinzione di aver capito la storia e il modo in cui si sarebbe concluso il libro, ma continuando la lettura mi sono trovata davanti a un finale inaspettato che è stato capace di farmi ricredere completamente.
La storia è assolutamente interessante, ben strutturata e capace di depistare il lettore nei momenti giusti, creando il mix perfetto che un libro di questo genere dovrebbe avere.
Lo stile di scrittura dellautrice permette alla storia di scorrere pagina dopo pagina, accompagnando il lettore fra gli indizi, i vari personaggi e le loro storie, alternando periodi leggermente più lenti ad altri che riescono a farti incollare alle pagine.
Asia Paglino - 18/07/2019 18:18