«Il pane di ieri è buono domani», dice per intero il proverbio. Con la bussola di queste parole Enzo Bianchi racconta storie e rievoca volti della propria esistenza: il Natale di tanti anni fa e la tavola imbandita per gli amici, il suono delle campane nella veglia dell'alba e il canto del gallo nel silenzio della campagna, i giorni della vendemmia e la cura dell'orto.
Trova il momento della solitudine e quello della veglia, accoglie la vecchiaia come una stagione che arriva alla vita.
Ogni racconto è la tappa di un cammino sapienziale che parla dell'amicizia, della diversità, del vivere insieme, dei giorni che passano e della gioia.
Della vita di ogni uomo in ogni tempo e terra del mondo.
C' èstato qualcosa che mi ha spinto a prendere questo libro...non credo solo il titolo. Sta di fatto che l' ho preso senza conoscere nulla dell' autore, per fortuna, perchè se avessi saputo che è priore di una comunità monastica, quasi certamente non lo avrei preso. Commettendo un grosso errore perchè , contro ogni previsione, no c' è nessuna catechesi, c' è soltanto un viaggio nei ricordi fatto soprattutto attraverso il cibo, quello sofferto, scarso e per questo più prezioso. Il cibo che unisce gli uomini agli uomini ed alla terra; quello che ti fa appartenere ad un luogo e che ti ricorda sempre le persone care. Molto bello, molto toccante, molto profondo!
saela ciccioli - 10/01/2017 10:05