Harlem, 1926. Joe Trace, un venditore cinquantenne di cosmetici, uccide Dorcas, la giovane amante di diciotto anni. Al funerale della ragazza, Violet, la moglie di Joe, cerca di sfigurarne il cadavere. Questa è in sintesi la trama del romanzo, ultima, superba prova della straordinaria scrittrice Toni Morrison. Ma il significato e il valore dell'opera si collocano ben oltre il puro intreccio. Essa è soprattutto un ritratto della società nera che una voce narrante - uomo o donna? al lettore la risposta - intesse con un racconto il cui ritmo ricorda il jazz e che spazia tra la New York degli anni Venti, dall'incedere frenetico, e la Virgina del 1880, dall'atmosfera più lenta e lirica. Joe e Violet rappresentano quel flusso migratorio di nere che all'inizio del Novecento lasciò le zone rurali per riversarsi nella Città: ed è in quel mondo segnato dal razzismo e dalla segregazione che si sviluppa la love story a tre, carica di passione e tragedia. I protagonisti sono accomunati da un passato di disagi e sofferenze: l'uomo è stato abbandonato dalla madre, sua moglie proviene da una famiglia poverissima e l'amante ha perso i genitori durante dei disordini razziali. Alla loro vicenda si affiancano altre storie, voci che si susseguono e si intersecano, punti di vista molteplici, ma nonostante il clima di disperazione e di violenza che si respira in certe pagine, tutto sfocia nell'ottimismo: la Città è comunque un luogo che offre la la possibilità di costruirsi una vita indipendente e realizzata. Connotato da ricca invenzione linguistica, "Jazz", a lungo ai vertici delle classifiche statunitensi, è un grandioso affresco dell'America di colore all'epoca della Grande Depressione, ma al contempo è anche pura musica.