Nel corso degli ultimi anni, l'economia mondiale, a cominciare da quella della nazione leader, ha subito modificazioni profondissime, del tutto impensabili appena pochi anni fa: ecco gli Usa passare da primo creditore internazionale a primo debitore, ecco l'irresistibile ascesa di Giappone ed Europa, ecco le spericolate operazioni finanziarie che hanno portato alla ribalta una nuova classe di manager d'assalto... Esaminando l'evoluzione degli anni Ottanta, Paul Krugman esplora le principali tematiche della teoria e della politica economica, evitando le trappole della disinformazione scandalistica e le distorsioni imposte dai politici, le semplificazioni dei profeti di sventura e le astrazioni matematiche degli accademici. L'analisi dello studioso americano prende le mosse da un'incontestabie osservazione: le ottimistiche previsoni sull'andamento delle principali variabili macroeconomiche (produttività, reddito, inflazione) e sul progresso sociale, formulate negli anni Settanta, sono state duramente smentite dai fatti, e la società americana è stata costretta ad adattarsi a raltà e obiettivi sempre meno ambiziosi e a disuguaglianze sempre più stridenti. Krugam mette in luce gli elementi che caratterizzano la fase attuale negli Stati Uniti e i loro riflessi sul mondo intero: l'insufficiente aumento della produttività, il deficit commerciale e quello pubblico, le oscillazioni del dollaro, la sfida giapponese e le tendenze neoprotezionistiche, il debito del Terzo mondo e il rischio, remoto ma non impensabile, che negli Usa sperimentino la situazione di tipo argentino, lo scandalo delle Casse di risparmio, l'ondata di scalate alle grandi imprese statunitensi...