È il 1953, un anno da non dimenticare. Poco più che trentenne, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giulio Andreotti annota sul suo diario gli eventi che scuotono il Paese e i palazzi del potere, per fermare almeno sulla carta il turbinio di avvenimenti nel quale è coinvolto. L'Italia, alla disperata ricerca di stabilità dopo la dittatura e la guerra, vive un periodo di difficile conciliazione tra le diverse istanze politiche e sociali, in cui ogni giorno sembra poter vanificare equilibri interni ed esteri faticosamente costruiti. L'ultimo governo De Gasperi cade a seguito della riforma elettorale voluta con insistenza dal Partito Socialdemocratico, approvata solo con i voti della maggioranza e bollata dagli avversari politici come "Legge Truffa". La nazione è scossa da due gravi emergenze: il disastro ferroviario di Benevento e l'alluvione in Calabria. Sul fronte internazionale, la morte di Stalin e la firma dell'armistizio in Corea alimentano la speranza di una distensione tra i due blocchi contrapposti nella Guerra Fredda. Ma allo stesso tempo l'elezione del generale Tito a Presidente della Repubblica federale jugoslava crea scompiglio oltreconfine, dando il via alla tristemente nota "questione triestina" che minerà la nostra nazione dal punto di vista geopolitico. Attraverso i dialoghi, le telefonate, i colloqui privati, dalle preziose pagine del diario di Giulio Andreotti riaffiorano tutte le tensioni e gli sconvolgimenti di un anno destinato a imprimere un corso ben preciso alla storia e a condizionare per decenni la vita della nazione. Nella sua prosa secca ed essenziale, Andreotti costruisce un'acuta analisi "per appunti" di eventi, cause e conseguenze, ancora straordinariamente utile per interpretare, a più di mezzo secolo di distanza, le vie della politica italiana e internazionale.