"... Siamo in un carcere, come in alcune tragedie greche, nei drammi da camera di Strindberg e nella Metamorfosi di Kafka. Carcere è dovunque, anche sotto il cielo aperto: carcere è soprattutto Atene, dove i bambini greci muoiono di fame e le madri pregano perché muoiano presto; e dove l'Acropoli sembra un tetro fondale da teatro, costruito con la pietra nuda. Carcere è il mondo, da quel poco che possiamo intravedere. E se si scopre all'improvviso una crepa nel muro, 'una porta appena socchiusa, un fievole raggio di sole sul pavimento', possiamo essere certi che è un'illusione: perché la crepa e la porta socchiusa e il finto raggio di sole alzeranno mura sempre più alte, dalle quali nessuno potrà fuggire".
Bellissimo romanzo. Molto originale il soggetto, strepitosa la tecnica narrativa (tutto avviene dentro un appartamento, dal quale non usciamo mai; e dalle finestre si vede lAcropoli), interessante lambientazione storica, autentici e indimenticabili i personaggi, raffinatissima lintrospezione psicologica, splendido e prezioso lo stile; e un finale perfetto, tragicamente grandioso eppure senza la minima enfasi.
Marilia Mazzeo - 20/05/2013 16:08