Cosa aspettarsi dal soggiorno italiano di uno scrittore tedesco le cui escursioni e osservazioni, tra le gloriose rovine del passato e il presente di un'ordinaria quotidianità borghese, avvengono all'ombra di fin troppo autorevoli predecessori? Il meglio che gli si possa chiedere è di smarcarsi da una simile onerosa eredità e svelarci il nostro paese da una prospettiva inedita e rivelatrice. Nei suoi nuovi racconti, arricchiti dalle fotografie di Matthias Hoch, Ingo Schulze riesce in questo intento. Ne nasce il ritratto di una penisola popolata, sullo sfondo di paesaggi mitici e città eterne o quasi, di personaggi "marginali": immigrati, prostitute, lavavetri, anziani eccentrici e affini, che appaiono non solo come figure distintive del mutamento sociale in atto, ma anche e soprattutto in virtù di uno sguardo esterno, libero e ospitale che, anziché rivolgersi a quanto di più noto e stereotipato l'Italia offre di sé oltreconfine, ne restituisce attori e scorci più defilati, ma tanto più vivi e reali.