Viviamo costantemente all'incrocio tra le molte diversità del mondo naturale e sociale senza accorgerci che proprio in quelle diversità, oggi gravemente minacciate, risiede l'unica opportunità di incamminarci verso un futuro migliore. C'è un che di affascinante e forse di enigmatico in questa prognosi basata su una "legge di natura" che vede nel pluralismo su piccola e grande scala la sola via per raggiungere una sostenibilità umana ed ecologica. La miopia collettiva di questi ultimi decenni ha impedito non solo di rimettere ordine nelle nostre relazioni con l'ambiente e con noi stessi, ma anche di prendere coscienza degli effetti che la cosiddetta "crescita" del mondo occidentale ha sortito nei sistemi naturali e nei sistemi agricoli del pianeta. Secondo alcuni dati presentati in Biodiversità e beni comuni, il debito dei paesi ricchi nei confronti delle risorse naturali è sempre più incolmabile e mina anzitutto le possibilità di sopravvivenza e approvvigionamento alimentare della parte più debole dell'umanità. La biodiversità ci sta comunicando che non siamo buoni custodi della Terra, né siamo figli rispettosi del multiforme patrimonio di lingue, culture e tradizioni che il genere umano ha costruito nel corso di millenni con la forza plasmatrice dell'ambiente. Nelle intenzioni di Carlo Modonesi e Gianni Tamino è evidente il richiamo al buon senso della ragione, accompagnato da un lucido sforzo di definire un panorama semantico sorprendentemente sfaccettato.