Berlino, maggio 1933. I nazisti irrompono nella casa editrice di Erich Freyer, buttano tutti i suoi libri dalle finestre e li bruciano in piazza. Lo stesso giorno Erich abbandona Berlino e inizia il lungo viaggio che lo porterà in Israele. La guerra lo dividerà dalla moglie cristiana e dalla figlia, Yvonne, con la quale cercherà per tutta la vita, con disperata e commovente costanza, di ricongiungersi. Da questo distacco si sviluppa un complesso romanzo familiare che attraversa trasversalmente la storia europea dall'inizio del XX secolo fino ai giorni nostri. Ruvik Rosenthal è nato a Tel Aviv nel 1945. Opinionista del quotidiano Maariv, è preside della facoltà di giornalismo e direttore della rivista "Panim".
Un bel libro che finalmente non racconta la storia dell'olocausto. Si traccia una linae che inizia nei primi anni del 1900 fino ai giorni nostri con il crollo del muro di Berlino, quella stessa Berlino tanto amata e ripudiata dalla famiglia Freyer. Quattro generazioni di figli raccontati dall'ultimo discendente che percorre gli anni bui e tempestosi della guerra con meticolosa generosità di immagini e descrizioni precise nonostante le storie siano trasmesse. La famiglia ebrea che non si nasconde, ma che affronta il suo destino, in un caso, e che cerca nella terra promessa un nuovo futuro magari senza guerre dove poter dire con onore e orgoglio ''siamo ebrei''.
Un libro scorrevole, ma difficile nel contempo per il grande numero di nomi, date da seguire con attenzione. In alcuni capitoli si ripercorrono passi indietro per seguire strade nuove e storie diverse. lo consiglio a tutti quelli che vogliono guardare l'olocausto dalla parte degli ebrei fuggiti e sopravvissuti, che lo hanno guardato anche loro come spettatori.
giorgia - 02/07/2007 10:17