Nell'epoca dei mass-media le marche hanno prosperato puntando a ridurre il livello d'incertezza dei consumatori e differenziando l'offerta da quella dei competitor, in un quadro economico e sociale relativamente stabile. Poi, negli ultimi due decenni, la crescente affermazione dei canali digitali è stata vista dalle imprese come un'opportunità per rendere le attività di branding più economiche e tracciabili, senza modificare il modello di generazione del valore e le pratiche consolidate di interazione con i clienti. Oggi, tuttavia, è diventato difficile utilizzare questo modello per prevedere i ritorni delle attività di marketing e solo un ristretto numero di brand è riuscito, proprio tramite il digitale, a costruire una marca diversa, aperta ai contributi di coloro che stanno all'esterno e in grado di adattarsi in modo resiliente alle specifiche richieste di specifici target. "Branding by design" racconta questa evoluzione, identificando i tratti caratteristici delle marche che hanno saputo creare e catturare valore in un sistema esponenzialmente più complesso e incerto. Oggi la marca non è più un oggetto statico: il digitale l'ha resa simile a una persona, con i suoi tratti di carattere, un suo ruolo e le sue connessioni nella nostra vita. E come tale richiede un mindset aperto alle novità, per guardare al futuro, ascoltare il mercato e, di fronte alla sua evoluzione, provare ad abbracciarla e non a gestirla. Nell'impossibilità di prevedere ogni situazione, meglio affidarsi a un chiaro set di principi attraverso cui guidare l'azione di un prodotto in un ecosistema in costante metamorfosi. È questa la natura dell'agile branding o branding by design.