"Camera d'albergo", apparso per la prima volta nel 1940, è una profonda riflessione sui vizi e le pene dell'amore. Colette indaga sui misteri di una giovane coppia, apparentemente del tutto ordinaria, trovandosi ad inseguire, suo malgrado, le tracce dell'amante di lui, che se ne è andata senza lasciare alcun indizio dietro di sé. Ne scaturisce un racconto teso e bellissimo, che se da un lato ci riporta all'atmosfera del music-hall e degli anni teatrali di Colette - che tanta parte hanno avuto nelle sue opere giovanili, a cominciare da "La vagabonda" -, dall'altro appartiene già un'epoca di diversa maturità della scrittrice, che proprio in racconti come questo si rivela fra i più profondi osservatori dell'animo umano.
Cosa accede quando leggi un libro del genere? Diventi parte integrante della vitalità di una delle narratrici più artiste di tutti i secoli... donna che scruta l'universalità dal proprio luogo di relax, imparreggiabile e con una raffinatezza da farti accapponare la pelle dalle emozioni.
... coinvolgente, setoso gioiello... diventi tu l'ospite dei suoi dialoghi che intercedono in una sorta di meraviglioso conoscersi... i personaggi si amalgamano come pensieri su una tela e diventano un tutt'uno con il mitico, grioioso, unico colore-COLETTE.
Daniele Bertoni - 14/01/2005 16:22