La riscossa di Carolina Invernizio, la prima signora del giallo italiano
«La Invernizio è stata capace di "forgiare un suo femminismo", lasciando che le donne sognassero una società in cui, nonostante la posizione discriminata, potessero ristabilire l'ordine sul caos, a patto di essere lasciate agire in libertà. » GIULIA CIARAPICA
«Mi sorprendo quando sento gridare la croce addosso al romanzo popolare e vedo l'indifferenza sprezzante dei critici. Ma io ho dei critici una allegra vendetta. Ché le mie appassionate lettrici e amiche sono appunto le loro mogli, le loro sorelle.» Carolina Invernizio
Torino, 1911. A tre giorni dall'inizio dell'Esposizione Universale che sta attirando sulla città le attenzioni del mondo intero, Carolina Invernizio, la scrittrice italiana più amata dal pubblico e disprezzata dai critici, lavora al suo nuovo romanzo e non smette di cercare ispirazione nelle più efferate notizie di cronaca nera. Una su tutte cattura la sua attenzione: Emilio Salgari quel Salgari, il creatore di Sandokan e del Corsaro Nero è stato trovato morto in un bosco, sulla cima di una collina. Si è ucciso a colpi di rasoio, dicono i giornali, e lo dice anche la polizia: caso chiuso prima ancora di essere aperto. Del resto, i festeggiamenti per i cinquant'anni del Regno non devono essere oscurati. Ma per Carolina un fattaccio di sangue è più irresistibile di un cappello all'ultima moda. Così, approfittando del fatto che in città tutti la conoscono non come la celeberrima Invernizio ma semplicemente come madama Quinterno, moglie irreprensibile di uno stimato colonnello, inizia a fare domande in giro. Insieme a Vittorina, la fedele sorella-assistente, Carolina si ritroverà invischiata in un labirinto di amori morbosi, complotti di famiglia e intrighi politici, più inquietante di quelli usciti dalla sua pennaRicostruendo in maniera magistrale l'effervescente Torino della Belle Époque e il caso reale del suicidio di Salgari, Lia Celi propone il ritratto di una straordinaria protagonista del suo tempo. Orgogliosa, astuta, ironica, la sua Carolina Invernizio ci ricorda che, oggi come cent'anni fa, non c'è nulla di più pericoloso che sottovalutare l'intelligenza di una donna.