Quando Eleonora e Chirú s'incontrano, lui ha diciotto anni e lei venti di più. Le loro vite sembrano non avere niente in comune. Eppure è con naturalezza che lei diventa la sua guida, e ogni esperienza che condividono dall'arte alla cucina, dai riti affettivi al gusto estetico - li rende più complici. Eleonora non è nuova a quell'insolito tipo di istruzione. Nel suo passato ci sono tre allievi, due dei quali hanno ora vite brillanti e grandi successi. Che ne sia stato del terzo, lei non lo racconta volentieri. Eleonora offre a Chirú tutto ciò che ha imparato e che sa, cercando in cambio la meraviglia del suo sguardo nuovo, l'energia di tutte le prime volte. È così che salgono a galla anche i ricordi e le scorie della sua vita, dall'infanzia all'ombra di un padre violento fino a un presente che sembra riconciliato e invece è dominato dall'ansia del controllo, proprio e altrui. Chirú, detentore di una giovinezza senza più innocenza, farà suo ogni insegnamento in modo spietato, regalando a Eleonora una lezione difficile da dimenticare.
Michela Murgia, nata a Cabras in Sardegna nel 1972, è una delle voci più originali e poliedriche della cultura italiana contemporanea. Scrittrice, attrice, drammaturga, presentatrice e speaker radiofonica, Murgia si è sempre distinta per la passione e impegno che infondeva in ogni suo progetto. La sua carriera è iniziata quasi per caso: mentre lavorava in un call center, decide di raccontare le difficoltà degli operatori telefonici attraverso un blog, da cui nascer
Il limite del romanzo consiste nella pretesa dell'autrice di aver voluto scrivere un libro di formazione, di educazione all'amore,alla vita utilizzando termini quali maestra ed allievo che con ben altro spessore abbiamo ritrovato in altri libri. Si avvertono invece l'ovvia ammirazione di adolescenti inquieti per una donna di esperienza e di successo e il forte desiderio di una donna matura, ma ancora insicura,con problemi esistenziali irrisolti, che cerca di trovare in soggetti apparentemente più deboli la forza di essere se stessa.Pertanto il romanzo si risolve in uno scavare nell'animo della protagonista e in una osservazione della sua motivata fragilità. Pensare di poter insegnare qualcosa a qualcuno da parte di Eleonora è come essere una millantatrice di vita. La scrittura si adegua al percorso,efficace e profonda in alcuni tratti,rivelatrice a volte di emozioni, banale in altri momenti in cui viene meno l'ansia di guardarsi dentro. Nel romanzo tutto il resto è contorno. Figure di giovani uomini non ben definite,di uomini maturi stereotipate, di parenti con cui il rapporto tracciato nell'infanzia e nell'adolescenza resta indefinito e irrisolto.Alcune note interessanti vengono dalla valorizzazione dei riti per l'identificazione di un rapporto importante,d'amore o d'amicizia, o dall'analisi per me codivisibile della società svedese, o ancora dal tentativo, perchè rimane tale, di dare unicicità al paesaggio e alla lingua sarda tramite il senso di appartenenza ad un luogo.La descrizione iniziale della cena nella villa del produttore Raspini a Roma mi ha tanto ricordato la scena iniziale del film di Sorrentino " La grande bellezza":una volta tanto è il cinema a dare alla letteratura e non viceversa!
Chirú
spanenrico - 04/01/2016 19:00
2/
5
Nel rapporto che qui si descrive tra una donna matura e un maturo adolescente non è improbabile solo che, per esempio, non si capisce di che cosa possa e voglia essere maestra l'attrice Eleonora nei confronti del giovane musicista Chirù, sebbene vi si ragioni quasi sempre e quasi solo d'amore, oppure il fatto che ciò che si racconta della professione di lei, attrice, e di lui, violinista, non riesci a collocarlo in nessuna delle tue nozioni intorno ai due mestieri. No, non solo, ma improbabile è la vicenda e il fulcro da cui nasce, e quindi sono improbabili i personaggi, specialmente i due principali, tanto che quando si tace di loro per dire di altri allora ci si ritrova un po' di più nel mondo del reale e del possibile e a volte anche nei luoghi degli accadimenti, mentre i due protagonisti non sembrano mai essere al loro posto né nella natia Sardegna né altrove, e tanto meno in teatri o in sale da concerto. Lo stile e il registro della narrazione è inoltre sempre teso verso un sublime da romanzetto Harmony o addirittura da fotoromanzo rosa anni cinquanta. A un lettore come me resta anche lo sconcerto di un discreto successo di pubblico che il libro davvero non pare meritare.
mariateresavecchione - 20/06/2016 18:43
spanenrico - 04/01/2016 19:00