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La mia scrittura non è una parte mancante della mia pittura. Vuol essere semplicemente un esercizio di chiarificazione. Casomai è per me la parte sfuggente dei miei segni pittorici. Questa scrittura fa parte della lettura che arriva solo dopo l'opera. Oltre a costruire l'opera, l'artista ha il privilegio di avere lo stupore della prima lettura delle sue manipolazioni; a volte prima del suo farsi conchiuso. Tutto quel che ho scritto: piccoli saggi, poesie, racconti e aforismi mi è stato suggerito dai miei quadri, pitture, sculture. Amo le commistioni: così come eseguo delle pittosculture, la cifra delle mie citazioni ha il sapore di una pittoscultura. La pittura che faccio mi suscita riflessioni catartiche, e non importa se le forme della pittura siano astratte o complicate simbologie. Esse mi portano comunque notizie di una regola diversa del quotidiano e mi prospettano un sociale futuribile, più umano, cioè più spirituale. L'invisibile detta i nostri effetti; scrivere è cogliere questi reconditi processi. L'Arte moderna come la cosiddetta Arte 'africana' non è Arte ma pratica religiosa e magica ricerca individuale interna. Ha un'iconologia salvifica, ma per via dell'economia capitalistica, è anche un cerimoniale laicizzato e quindi snaturato.
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