Un libro sulla cooperazione turistica, contrappunto a un "fare turistico" dominato dal discorso sulla competitività che, pur ovvia e necessaria, origina e giustifica, spesso, pratiche occlusive e territorialità a termine. Una riflessione sull'operare insieme in cui sempre più un'idea vasta di ottimalità sovrintenda al dispiegamento vitale di "homo ludens" e rimpiazzi le tattiche pulviscolari di massimizzazione. Una riflessione sullo scambio a somma non nulla, nel quale tutti vincono. E dove le eccellenze delle destinazioni convivono e non si sfidano. Esibendo diversità, ossia qualità irriducibili le une alle altre, piuttosto che differenze, ossia predicati quantificabili, omologabili su una scala performativa. La cooperazione turistica, si dice, non essendo "in atto" se non nei voti di qualcuno, è solo possibile: in ciò sta il suo limite, perché poco si può dire, su di essa, sul piano sistematico. Ma in ciò sta anche la sua forza, giacché tutto resta da esplorare, da saggiare, da perfezionare, innescando catene innovanti nel concepimento e nello svolgimento delle pratiche collaborative.