Un giovanissimo miliardario vive in un attico su tre piani, colleziona quadri e squali, ha una moglie di prestigio e patrimonio adeguati. Una splendida mattina, spinto da una strana inquietudine, sale in limousine e dice all'autista di portarlo dall'altra parte di Manhattan, nel West Side per "tagliarsi i capelli". Inizia così un viaggio che è una metafora, un attraversamento da est a ovest del cuore del mondo in una sola giornata, un percorso alla ricerca della proprie radici e della morte.
La nostra recensione
Ho deciso di leggere "Cosmopolis" prima di andare a vedere il film di David Cronenberg con Robert Pattison nel ruolo del protagonista Eric Packer e una nutrita serie di altri nomi stellari. Considerando che Don DeLillo è uno dei maggiori autori americani viventi, e che Cronenberg sceglie con cura i soggetti dei suoi film, partivo con aspettative parecchio alte riguardo questo romanzo. Ma avrei mai immaginato di trovare quello che ho trovato in quelle 180 pagine.Sono 180 pagine affilate, luccicanti, caleidoscopiche, scritte con la lucidità del visionario. Con la stessa determinazione mistica con cui il giovane milionario Eric Packer decide che "oggi dobbiamo tagliarci i capelli" a Hell's Kitchen, dall'altra parte della città, nonostante la misteriosa "attendibile minaccia" da cui le guardie del corpo cercano di difenderlo. Ma il senso di pericolo che si avverte durante il viaggio e il romanzo, piuttosto che atterrirlo, lo eccita. Affina i suoi sensi: Eric si lascia guidare dall'istinto e dalle premonizioni come un veggente. Attraversa New York seduto nella limousine con le sue ossessioni (i check up medici e le oscillazioni dello yen). Esce dall'auto ogni tanto, per entrare in un hotel o in un ristorante, alla ricerca di una liberazione, di una rivelazione.ll viaggio di Eric dal super appartamento di 48 stanze verso il fidato barbiere di Hell's Kitchen è la costruzione di una via di fuga, la traversata del circo metropolitano dell'esistenza in cui la limousine è il guscio bianco che Eric a poco a poco rompe, per evadere ed andare incontro alla vita, senza protezioni. Il ritmo della narrazione è frenetico, mi tiene in trappola, proprio come la limousine è intrappolata nel traffico; i colpi di scena arrivano a sangue freddo, ed è proprio nei colpi di scena che si coglie il grande progetto, quell'architettura vitale di cui Eric intuisce l'ordine: l'imprevedibile accade, ride in faccia alle statistiche e ai calcoli delle probabilità, al buon senso e alla morale. Incontri ed eventi sembrano susseguirsi in modo caotico, ma anche il caos ha la sua logica. Eric la percepisce e la insegue, percorrendo la sua strada, tra tutte le altre.Da 1 a 10, "Cosmopolis" è "oltre". Sofia Natella